The Katzenjammer Kids, serie a fumetti ideata e disegnata da Rudolph Dirks, esordisce il 12 dicembre 1897 sulle pagine dell’American Humorist, supplemento domenicale del New York Journal di William Randolph Hearst.
Max und Moritz |
Dirks, tedesco immigrato negli Stati Uniti, su consiglio dell’editore responsabile dell’American Humorist Rudolph Block si ispira nella creazione dei suoi personaggi alle opere del connazionale Wilhelm Busch, poliedrico artista che nei decenni precedenti si era distinto in patria e all’estero per l’ampia produzione di divertenti storie in versi illustrate per ragazzi. La più celebre di queste storie, Max und Moritz (1865), è stata da sempre ritenuta la fonte principale di ispirazione per i gemelli di Dirks.
Plisch und Plum |
La prima striscia a fumetti dei Katzenjammer Kids, pubblicata il 12 dicembre 1897. |
Le avventure più antiche dei Katzenjammer Kids si svolgono in una geografia di ambienti quotidiani piuttosto eterogenea e indefinita che include interni borghesi ed esterni urbani, oltre a scenari di mare e campagna, e che in un’età successiva sfocerà nel vero e proprio esotismo. I personaggi protagonisti, immigrati tedeschi come l’autore, parlano un inglese storpiato, buffo e composito, che fa il verso alla loro lingua madre ed è un fattore essenziale della comicità irriverente della serie. I due protagonisti indiscussi sono i gemelli Hans e Fritz, figli di Lena Katzenjammer (chiamata più comunemente Mama) e di un evanescente signor Katzenjammer, quasi invisibile nelle prime storie e destinato a scomparire presto dalla serie. Hans, riconoscibile dai capelli a spazzola neri, indossa un maglioncino dal colletto bianco, un fiocco nero a farfalla e dei pantaloni gessati a righe; Fritz è caratterizzato invece dal ciuffo biondo e indossa una giacca nera marinaresca, con ampia gorgiera e polsini bianchi, e dei pantaloni a tinta unita. Entrambi, per il vestiario impeccabile e per i paffuti sorrisi da angioletti, tanto lontani dall’immagine convenzionale dei bambini pestiferi, si presentano come lupi travestiti da agnelli. Il cognome Katzenjammer (in tedesco “lamento di gatto”; in gergo “postumi di una sbronza”), del resto, pare alludere ironicamente al fatto che essi siano il frutto di una bevuta finita male.
Hans e Fritz, sempre intenti a giocare scherzi alle persone che capitano a loro tiro – e più di rado occupati a tramare l’uno contro l’altro –, abitano assieme ai familiari e in particolare alla loro madre Mama, una corpulenta figura femminile premurosa e amorevole, nonché ottima cuoca di torte, ma che all’occorrenza sa anche essere molto autoritaria. Le marachelle dei bambini sono puntualmente scoperte e ricompensate con una sonora sculacciata, epilogo tipico e quasi immancabile che li vede spesso puniti a turno o in coppia sulle ginocchia della madre, dello zio Heinie (marinaio dalla barba rossiccia), del maestro o di altre figure adulte. La girandola di scherzi e punizioni si ripete di striscia in striscia, riproposta in una moltitudine di variazioni: il gruppo via via più nutrito di personaggi principali e secondari (compresa la possibilità di saltuari team-up, ovvero la comparsa di personaggi tratti da altre serie, in un’esilarante commistione di ruoli), l’incremento di dinamicità delle situazioni e la loro originalità spesso strampalata sono gli ingredienti che preservano la serie dal pericolo della monotonia, assicurandole un longevo e impareggiabile successo.
La striscia del 14 aprile 1901. |
Fin dalle prime strisce è evidente la distanza che separa i Katzenjammer Kids da Max und Moritz e dalle opere di Wilhelm Busch in generale: se ai monelli di Busch non veniva risparmiata una fine crudele e definitiva, conforme tanto ad un intento didascalico quanto ad una forma di umorismo nero, la punizione dei gemelli Katzenjammer appare molto meno severa e per nulla risolutiva, e sembra anzi partecipare di un gioco scherzoso e irresponsabile, proposto dall’autore ai lettori, il cui presupposto è la continua e ossessiva ripetizione. Le storie di Busch si richiamavano in primo luogo ad una tradizione di letteratura pedagogica che risaliva ai secoli XVIII e XIX, concepita per istruire moralmente i bambini e ammonirli circa le conseguenze dei vizi e della disobbedienza. Il superamento di quella tradizione era esplicito nelle opere di Busch, concepite come storielle divertenti soprattutto in virtù del disegno caricaturale con cui erano illustrate e dei versi scherzosi che le corredavano (sul modello dello Struwwelpeter di Heinrich Hoffmann, datato 1845). Esse, tuttavia, conservavano invariato l’epilogo tipico della tradizione pedagogica, che consisteva nell’inevitabile punizione del crimine e nella relativa sentenza morale – riassunta, in Max und Moritz, nel motto secondo cui la monelleria non è il vero scopo della vita. Con Dirks avviene il definitivo ribaltamento del modello tradizionale: cessata qualsiasi ambizione istruttiva, le sue storie sono concepite esclusivamente per divertire.
Tale differenza di intenti e di risultati tra Max und Moritz e i Katzenjammer Kids è giustificata anzitutto dalla diversa destinazione delle due opere: la prima rivolta in primo luogo ai ragazzi; la seconda, pubblicata sull’inserto domenicale di un quotidiano per adulti, indirizzata ad un pubblico più variegato. Essa, inoltre, può essere valutata a partire da alcuni dati formali e strutturali. Ad una storia lineare e progressiva come quella di Max und Moritz, che si sviluppa attraverso una serie di misfatti e culmina nell’epilogo risolutivo, si è sostituita una successione potenzialmente inesauribile di storie circolari più o meno indipendenti l’un l’altra, in cui si riconoscono altrettante variazioni di uno stesso tema. Tale struttura seriale, che sfrutta il particolare mezzo espressivo del neonato fumetto e alcune sue caratteristiche che poi diventeranno predominanti nella definizione del genere (le vignette sequenziali racchiuse in riquadri; le parole dei personaggi verbalizzate nei balloon; il ricorso stabile ad un numero ristretto di protagonisti), è in un certo senso il corrispettivo formale della diversità di prospettiva esistente tra le storie di Busch e i Katzenjammer Kids.
In questa striscia del 1903 Hans e Fritz “diventano” Maggie e Lena. |
L’esito di questo processo non è solo la scomparsa di qualsiasi proposito edificante a sostegno della trama, ma anche e soprattutto la creazione di un nuovo genere di storia illustrata i cui frutti si rivelano sorprendenti. Le chiavi per comprendere il successo della serie, fin dai primi tempi oggetto di innumerevoli e vani tentativi di imitazione, sono da rintracciare in una formula semplice e vincente di storia, passibile di ripetizione e sempre in grado di garantire al lettore brevi momenti di evasione, e nella felice caratterizzazione dei suoi personaggi principali, capaci di suscitare di settimana in settimana l’attenzione e le simpatie del pubblico.
Negli anni seguenti, inoltre, la serie beneficia dell’introduzione di nuovi memorabili personaggi. Il 31 agosto 1902 compare per la prima volta il Capitano, vecchio lupo di mare pingue e barbuto in divisa da marinaio che diventa il compagno di vita di Mama (senza però essere suo marito) e la vittima prediletta degli scherzi dei monelli Hans e Fritz, nei cui confronti è chiamato ad impersonare l’autorità paterna a suon di sculaccioni. Nel 1905 è la volta dell’anziano Ispettore, ufficiale scolastico dalla lunga barba bianca e dal cappello a tubo che diventa per il Capitano il compagno di lunghe partite a carte ed è costantemente ridotto da Hans e Fritz al rango di zimbello. Entrambi diventano figure stabili nella rosa dei personaggi e nell’immaginario della famiglia Katzenjammer, e forniscono alla serie nuovi spunti di ispirazione per situazioni comiche più diversificate.
Hans e Fritz alle prese col Capitano in una cartolina del 1906. |
The Fineheimer Twins |
Al suo rientro negli Stati Uniti, convinto di detenere i diritti della serie in quanto unico ideatore, Dirks riprende a disegnare i propri personaggi sul New York World (di proprietà dei Pulitzer), parallelamente a Knerr sul New York American (di proprietà di Hearst). Le due serie, praticamente identiche, si differenziano solo per minimi e impercettibili dettagli, come ad esempio il fatto che in Knerr i nomi dei gemelli sono scambiati rispetto a Dirks (Hans è il biondo, Fritz il moro). La questione passa in tribunale, dove si sancisce che la doppia produzione possa coesistere purché Dirks crei una nuova serie dal nome differente (Hans und Fritz), che farà il suo debutto ufficiale nel giugno 1914. Durante la prima guerra mondiale, poi, a causa dell’ostilità contro il popolo tedesco la serie di Dirks viene nuovamente rinominata in The Captain and the Kids, mentre quella di Knerr diventa fino al 1920 The Shenanigan Kids. A complicare ulteriormente la situazione, nel 1917 viene creata una versione quotidiana della serie, intitolata The Katzies, che durerà appena qualche anno ma vedrà all’opera alcuni disegnatori degni di nota, tra cui un onirico e cupo John Campbell Cory.
H. Knerr, The Katzenjammer Kids (1914) |
R. Dirks, Hans und Fritz (1916) |
J. C. Cory, The Katzies (1917) |
Le due serie parallele di Dirks e Knerr, nel frattempo, introducono novità importanti e personaggi inediti, in una girandola di avventure ambientate nei luoghi più disparati, dalla tundra artica alla giungla amazzonica. Tra i molti nuovi personaggi che compaiono in entrambe le serie, degno di nota è senz’altro il re Bongo (o Pinochle, in Dirks), monarca di una tribù autoctona dedita ad uno stile di vita primitivo su un’isola tropicale, per non parlare delle svariate specie animali che fanno irruzione di striscia in striscia (scimmie antropomorfe con tanto di vestiti, canguri, elefanti, ippopotami e via dicendo). Nella serie di Knerr, intanto, la “famiglia” si è allargata con l’arrivo dell’istitutrice Miss Twiddle (donna segaligna di mezza età, severa e inappuntabile, “ripescata” dalle strisce dei Fineheimer Twins), della sua nipotina Lena, una bambina bionda molto graziosa e educata, e del suo “pupillo” Rollo, bambino prodigio viziato che diviene subito per Hans e Fritz un rivale in tema di astuzie e insidie reciproche.
Dirks, a sua volta, ripresa la serie dopo averla affidata per qualche anno (dal 1932) a Bernard Dibble, sviluppa importanti novità tematiche soprattutto a partire dagli anni ’40 e ’50, giungendo ad esplorare tra gli altri i territori del fantastico e della fantascienza. A partire dal 1946 John Dirks, figlio di Rudolph, ha iniziato a occuparsi gradualmente della serie, subentrando in modo parziale al padre ma firmandosi col suo nome e cercando di non alterarne lo stile, che tuttavia col passare degli anni tende verso un disegno sempre più essenziale e schematico. Dopo la morte di Rudolph Dirks (1968), John prosegue a disegnare The Captain and the Kids fino al 1979, anno in cui la serie si interrompe. Dopo la morte di Harold Knerr (1949), invece, la realizzazione dei Katzenjammer Kids viene affidata a Charles H. Winner (meglio noto come Doc Winner; 1949-56), a Joe Musial (1956-76), a Mike Senisch (1976-81), a Angelo DeCesare (1981-86) e a Hy Eisman (dal 1986).
Oltre al consueto formato a strisce sugli inserti domenicali dei quotidiani, la serie è stata pubblicata anche in albi mensili e in importanti riviste a fumetti statunitensi, tra cui Tip Top Comics (1936-61), Ace Comics (1937-49), Sparkler Comics (1941-55) e Comics on Parade (1942-55). Una singolare parodia, creata da Bill Elder e pubblicata nel 1955 su Mad Magazine col titolo Katchandhammer Kids!, presenta i gemelli Hans e Fleez, ormai cresciuti, nelle vesti di due delinquenti: naturale conseguenza delle loro tendenze ribelli e antisociali – pare essere l’interrogativo suscitato dalla storia – oppure effetto collaterale delle severe punizioni corporali ricevute dal Capitano?
Alcuni albi a fumetti americani.
Fin dagli esordi, inoltre, le storie dei Katzenjammer Kids sono state oggetto di una moltitudine di realizzazioni cinematografiche e teatrali, tra cui due serie di cortometraggi muti – prodotte dalla American Mutoscope Company (1898-1900) e dalla Selig Polyscope Company (1912) – e una commedia musicale (1920). Le prime due serie di cartoni animati sono state prodotte da International Film Service col nome The Katzenjammer Kids (1916-18) e da Bray Productions (The Shenanigan Kids, 1920); una terza serie animata (The Katzenjammer Kids, 1938-39) è stata prodotta da MGM; alcune scenette animate dal titolo The Captain and the Kids sono state poi realizzate da Filmation nella serie Archie’s TV Funnies (1971) e nella serie The Fabulous Funnies (1978). I gemelli Katzenjammer hanno fatto la loro comparsa anche in una pubblicità cartacea della Volkswagen (1959) e in un curioso spot animato trasmesso in televisione nel 1968 per reclamizzare il Pepto-Bismol, farmaco indicato per problemi digestivi. Il successo della serie, infine, si misura sulla vastissima produzione di oggettistica ad essa dedicata, tra cui si annoverano statuine, bottoni, pupazzi, monete, cartoline e giochi in scatola. La sanzione definitiva di classicità arriva nel 1995, quando i Katzenjammer Kids sono inclusi nella rosa dei venti personaggi scelti per una serie di francobolli commemorativi, chiamata Comic Strip Classics, in occasione del centenario della nascita del fumetto americano.
Tre versioni animate dei Katzenjammer Kids (1918; 1938; 1978).
In Italia
La prima apparizione ufficiale dei Katzenjammer Kids in Italia risale al 1912, anno in cui la serie viene pubblicata sulle pagine del Corriere dei Piccoli col nome di Bibì e Bibò e Capitan Cocoricò. La versione proposta è quella di Knerr, rimaneggiata in sintonia con gli standard del fumetto italiano: scompaiono i balloon, e sotto ogni vignetta i classici distici in rima accompagnano la storia. Una pubblicazione ancora precedente, probabilmente non autorizzata, che ricalcava in modo palese i personaggi di Dirks, era comparsa a partire dai primissimi anni del ‘900 sulle pagine del Novellino, foglio di fiabe e novelle illustrate a colori per bambini. La serie di Knerr sul Corriere dei Piccoli si impone nel corso del tempo come una delle più caratteristiche e amate dal pubblico italiano, al punto che anche a distanza di anni i volti di Bibì, Bibò, del Capitano Cocoricò, di Tordella (Mama nella versione italiana) e dell’Ispettore richiamano alla mente dei lettori lo spirito di quella fortunata rivista e l’età d’oro del fumetto.
Due tavole di Knerr tratte dal Corriere dei Piccoli (1956). |
Negli anni successivi la serie è stata pubblicata anche al di fuori del Corriere dei Piccoli: sul quindicinale a fumetti Mondo Bambino, diretto da Antonio Rubino (1930-31), dove Hans e Fritz compaiono come Lilì e Lulù; sul Robinson (1945); sugli Albi Costellazione e sul Giovedì (1946); all’interno degli Albi Colibrì, col titolo Capitan Bomba (Edizioni Corrado Tedeschi, 1948); nei Piccoli Albi Nerbini, sempre nel 1948, in due libriccini intitolati rispettivamente Nonno Kappa e Pick e Pock e Lo sbafatore misterioso; sulla rivista settimanale Confidenze. Negli anni ’60 e ’70 vengono pubblicate le prime antologie di strisce, che a differenza di quanto accaduto sul Corriere dei Piccoli mantengono i balloon e l’originale spirito umoristico della serie, con una resa linguistica italiana piuttosto fedele alla parlata gergale e tedeschizzante dei Katzenjammer. La serie di Dirks viene pubblicata in volume nel 1966 da Garzanti, nel 1972 da Sugar e nel 1974 da Mondadori; quella di Knerr nel 1973 da Mondadori e nel 1975 da Rizzoli. Nel 1997 Alfredo Castelli ha omaggiato la memoria di Hans e Fritz in un numero speciale di Martin Mystère intitolato Che fine ha fatto Kurt Katzenjammer?.
All’estero
La popolarità dei Katzenjammer Kids è internazionale: dopo il successo ottenuto negli Stati Uniti, col passare degli anni la serie sbarca in molti paesi europei e sudamericani, dove in alcuni casi viene pubblicata con regolarità anche a distanza di svariati decenni.
Pim Pam Poum |
Tre albi a fumetti provenienti da Svezia, Danimarca e Norvegia.
In Portogallo la serie è stata riadattata da Rocha Vieira col nome As proezas do Necas & Tonecas. In Spagna, le avventure dei monelli Katzenjammer sono pubblicate sotto diversi nomi: Maldades de dos Pilluelos; Los Pilluelos y el Capitán; Aventuras de dos Pilluelos; Tarugo y Perdigón. In più, un fumetto spagnolo creato da José Escobar nel 1948, Zipi y Zape, si richiama espressamente al modello dei Katzenjammer Kids per la presenza di due gemelli pestiferi, uno biondo e l’altro moro, come protagonisti indiscussi. Negli altri paesi di lingua spagnola, in particolare in Argentina, la serie dei Katzenjammer è pubblicata sotto diversi nomi: Los Cebollitas; El Capitán y sus Sobrinos; Los Cebollitas y el Capitán; Los sobrinos del Capitán; La Tormenta y el Ciclón o Hazañas de Tin y Ton. In Brasile la serie è celeberrima col titolo Os Sobrinhos do Capitão. Altre pubblicazioni adottano invece titoli diversi, come Hans e Fritz, O Capitão e os Garotos, O Capitão e os Meninos.
Alcune pubblicazioni brasiliane.
Un’interpretazione
Un così ampio e longevo successo internazionale merita di essere analizzato più a fondo. Motivi della fortuna e della persistenza nel tempo della serie possono essere individuati, per prima cosa, nel fatto che essa tratta con semplicità e ironia situazioni quotidiane basilari, comuni ad ogni famiglia, ricorrendo a personaggi simpatici e dai caratteri ben riconoscibili. Molte altre serie, del resto, hanno fatto lo stesso senza ottenere il medesimo risultato. La causa specifica del successo dei Katzenjammer Kids, allora, potrà forse essere individuata non tanto nella messa in scena delle sue storie, quanto nel senso nascosto della loro rappresentazione.
“Le storie di questi bambini terribili sembrano raffigurare, sotto la maschera del comico, le vicende istintuali dell’aggressività infantile verso i genitori,” spiega Imbasciati in Psicologia del fumetto (Guaraldi, 1975). Il comico, in altre parole, agisce come una difesa in modo da permettere l’espressione mascherata di istanze che altrimenti rimarrebbero censurate. Alla radice di queste istanze, in particolare, troviamo il desiderio del bambino di dominare i propri genitori. Nei Katzenjammer Kids, prototipo di una lunga serie di fumetti aventi a protagonisti monelli, tale desiderio è appagato nella rappresentazione di un nucleo familiare costantemente in balia delle molestie dei due bambini. La punizione finale di Hans e Fritz non cambia le carte in tavola: essa serve a salvaguardare il rispetto dei genitori sul piano formale, ma non impedisce che essi, di fatto, siano impotenti a fronteggiare le intemperanze dei due monelli.
Un altro espediente adoperato per mascherare le dinamiche inconsce all’interno delle storie riguarda la raffigurazione delle figure autoritarie: lo statuto vacillante dei legami familiari consente una rappresentazione meno esplicita del conflitto tra bambini e genitori; il caso emblematico di questa strategia è l’utilizzo di un surrogato del padre, quale è il Capitano (ed anche in minor grado l’Ispettore, figura vicaria di nonno), per impersonare l’autorità paterna. La commistione, in generale, pare essere uno dei princìpi chiave dell’umorismo nei Katzenjammer Kids, oltre che un modo efficace per occultarne il senso. Essa non solo funziona nella rappresentazione delle figure familiari o quasi-familiari, ma si estende anche a tutto il sistema dei personaggi, in una mescolanza tra figure appartenenti a diverse nazioni, etnie e perfino regni animali. Gli stessi protagonisti della serie manifestano una fisionomia totalmente commista: per metà tedeschi, parlano un inglese storpiato e nella gran parte delle storie sono collocati in una geografia straniata di luoghi senza nome, navi e isole tropicali. L’istanza trasgressiva e antisociale di cui sono portatori Hans e Fritz, in questo modo, risulta attutita: la società è irriconoscibile nei suoi connotati essenziali, proprio come il suo corrispettivo familiare nella figura del Capitano; la sua critica si risolve nella raffigurazione di una civiltà dai tratti primitivi, selvaggia e al tempo stesso edenica, per cui forse non suona inappropriato il termine utopia.
I caratteri di questa civiltà si rispecchiano, esaltati, nel microcosmo familiare dei Katzenjammer. Diversi elementi, qui, portano a credere bandito il potere dei padri in favore di un ordine fondato sul matriarcato: Mama si dimostra fin dalle origini della serie la vera figura dominante all’interno della famiglia, chiamata al duplice compito di madre ed educatrice; le figure maschili – il signor Katzenjammer, il nonno e lo zio Heinie – sono al contrario marginali, inconsistenti e destinate a scomparire in breve tempo. Il Capitano e l’Ispettore conoscono senz’altro una sorte più favorevole: la loro presenza nella serie non è di secondo piano né trascurabile, se invece di scomparire essi finiscono per diventare parte insostituibile del suo immaginario. E’ il loro ruolo effettivo, semmai, a destare qualche dubbio: essi si presentano come tutori dell’ordine e dell’autorità, ma di fatto non lavorano, trascorrono nell’ozio la maggior parte del tempo e in molte occasioni, soprattutto, si comportano come veri e propri bambini, disobbedendo agli ordini di Mama per giocare a carte, andare a pesca o ancora compiere piccoli furti. Non solo: quando i due adulti se la prendono con Hans e Fritz, Mama è sempre pronta a difendere i bambini dalla loro prepotenza, sconfessando così a maggior ragione la loro supposta autorità (per non parlare delle occasioni in cui essi finiscono percossi da Mama sotto lo sguardo divertito dei gemelli).
Una seconda caratteristica fondamentale del microcosmo dei Katzenjammer Kids è la sua forte attrazione verso un principio chiave della vita psichica, tipico dell’età infantile, che Freud definì principio di piacere. La serie metta in scena incessantemente l’opposizione tra principio di piacere e principio di realtà, orientandola in modo irresistibile verso il primo dei due poli. Hans e Fritz sono la perfetta incarnazione del principio di piacere: costantemente impegnati in giochi, scherzi e attività distruttive, i due bambini non solo si rifiutano di andare a scuola e di crescere, ma adoperano qualsiasi mezzo per ribellarsi all’autorità e per ridicolizzarne i rappresentanti. Oltre a manifestare un comportamento antisociale, i gemelli presentano un carattere che rivela tratti psicopatologici: una personalità dissociata tra realtà ed apparenza (per cui ad un aspetto da “angioletti”, che essi ostentano a più riprese, corrisponde un carattere da “diavoli”); una spiccata noncuranza nei confronti delle conseguenze delle loro azioni; una generale tendenza aggressiva e distruttiva assecondata nonostante il rischio della punizione, che proprio per questo motivo parrebbe riconducibile all’azione di impulsi sadici e masochistici.
I bambini sono monelli nonostante la possibilità di una punizione, o proprio in virtù di questa possibilità – che rasenta la certezza – si divertono in misura maggiore ad esserlo? Certo è che anche il momento della punizione accade nel segno del principio di piacere, e non solo per il fatto di risultare sempre insufficiente a frenare l’impeto ribelle di Hans e Fritz. Anche gli adulti, sotto sotto, sono bambini, e come bambini si divertono a rivaleggiare coi gemelli: non tanto quando subiscono le loro molestie, quanto nei momenti in cui hanno l’occasione di dar loro la meritata ricompensa. In molte storie, mentre il Capitano e l’Ispettore sono raffigurati a dormire col sorriso stampato sulle labbra, una nuvoletta di fumo ci informa che essi stanno sognando sé stessi nell’atto di sculacciare Hans e Fritz – quadretto che considerano assai gradevole. Il momento della punizione, allora, non rompe la logica del piacere cui obbediscono le monellerie dei bambini, ma si rivela una sua estensione complementare, l’altra faccia della medesima medaglia.
Se gli stessi tutori dell’ordine, rappresentanti apparenti del principio di realtà, agiscono anch’essi in balia del principio di piacere, non stupisce il fatto che nessun personaggio rimanga immune dalla sua influenza. L’universo dei Katzenjammer Kids, insomma, è un piccolo regno sostanzialmente governato da questo unico principio, la cui sanzione è solo formale e quindi inefficace. La gran parte dei motivi e delle dinamiche peculiari della serie sono da ricondurre proprio all’espressione di questo principio: la ripetizione dell’identico, che si riscontra a livello strutturale nella serialità delle storie e a livello tematico nella loro trama; la commistione di elementi eterogenei, nella lingua come nella fisionomia dei personaggi e nella rappresentazione dell’ambiente; il tema del ribaltamento dei ruoli, della finzione e del camuffamento, su cui sono modellate moltissime scenette memorabili. Hans e Fritz si divertono a mascherarsi di volta in volta da bambine, da animali, da selvaggi, e soprattutto – massimo oltraggio che possono concepire – da adulti. Il loro animo ribelle e creativo, in questo, è simile a quello di ogni bambino; la loro sorte, singolare, è l’infanzia eterna, o meglio la sua eterna ripetizione nel segno di una rivolta fine a sé stessa.
Consigli di lettura
Il principale volume italiano di riferimento per l’opera di Dirks è Bibì e Bibò (Garzanti, 1966), mentre per Knerr è Bibì e Bibò (Rizzoli, 1975). Tutti i titoli segnalati in bibliografia sono reperibili sul mercato dell’usato. Una pubblicazione più recente ed economica, utile per chi volesse leggere una ridotta selezione di strisce, è il primo volume della collana L’enciclopedia delle strisce, intitolato Bambini e venduto in allegato al quotidiano la Repubblica il 3 febbraio 2006. Uno studio aggiornato e approfondito in lingua italiana del fumetto americano delle origini, inclusi i Katzenjammer Kids, è Eccoci ancora qui. 1895-1919: i primi 25 anni del fumetto americano per quotidiani, curato da Alfredo Castelli e pubblicato da If Edizioni in undici fascicoli dal 2006 al 2009. Le riproduzioni di alcune strisce dei Katzenjammer Kids nell’originale formato dei quotidiani americani sono contenute nel bel volume in lingua inglese Society is Nix. Gleeful Anarchy of the Dawn of the American Comic Strip, edito da Sunday Press nel 2013.
Bibliografia italiana
R. Dirks, Bibì e Bibò, Milano, Garzanti, 1966.
R. Dirks, Bibì e Bibò, Milano, Sugar, 1972.
H. Knerr, Bibì e Bibò e la guerra del Capitano, Milano, Mondadori, 1973.
R. Dirks, Bibì e Bibò. Sculaccioni & figli dei fiori, Milano, Mondadori, 1974.
H. Knerr, Bibì e Bibò, Milano, Rizzoli, 1975.
Saggistica
R. Clair (presentazione di), I primi eroi, Milano, Garzanti, 1962.
O. Del Buono (a cura di), Enciclopedia del fumetto 1, Milano, Milano Libri, 1969.
G. Strazzulla (a cura di), Enciclopedia dei fumetti, Firenze, Sansoni, 1970.
A. Imbasciati - C. Castelli, Psicologia del fumetto, Firenze, Guaraldi, 1975.
R. Marschall, America's great comic-strip artists, New York, Abbeville Press, 1989.
A. Gedda, La sfida all’immortalità dei Katzenjammer Kids, in A. Castelli, Martin Mystère - Che fine ha fatto Kurt Katzenjammer?, Speciale Salone del Libro, Torino, Lo Scarabeo, 1997.
Articoli sul web
en.wikipedia.org (eng)
yodaslair.com (eng)
stevestiles.com (eng)
toonopedia.com (eng)
comicsando.wordpress.com
quimerasynaufragios.wordpress.com (es)
lucaboschi.nova100.ilsole24ore.com
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