Tra i più antichi esperimenti di character animation applicata a cortometraggi a disegni animati secondo una logica seriale troviamo il Bobby Bumps di Earl Hurd, serie incentrata sulle avventure (e disavventure) quotidiane dell’omonimo bambino che contò circa un centinaio di episodi realizzati per diversi studi di produzione dal 1915 al 1925.
Pudge Perkins’ Pets (1914)
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La principale fonte di ispirazione per questi fumetti, come anche del successivo Bobby Bumps, è stata riconosciuta nel Buster Brown di Richard F. Outcault, cui rimandano in particolare le iniziali del nome del ragazzino protagonista, l’idea di affiancargli un bulldog di nome Fido come fedele compagno di scherzi e castighi e la dinamica conflittuale che oppone il mondo infantile del piacere al mondo adulto del dovere come spunto tipico di storielle divertenti e dalla trama poco articolata. Oltre al protagonista della serie, un bambino della middle class fantasioso, vivace e dall’aspetto piuttosto ordinario (indossa un cappellino a visiera, una maglietta e dei calzoncini, ed è in questo molto distante dalla leziosa eleganza alto-borghese di Buster Brown), altri personaggi ricorrenti sono l’autoritario padre di Bobby (grasso e pelato), la madre (una copia della Mama dei Katzenjammer Kids) e due figure di colore fortemente stereotipate: un ragazzino chiamato Choc’late e una domestica di nome Goldie.
Bobby Bumps Goes Fishing (1916) |
Bobby Bumps esordì nel 1915 con due cortometraggi prodotti dalla Universal (Bobby Bumps Gets Pa’s Goat e Bobby Bumps’ Adventures), ma ebbe il suo periodo di massimo successo tra il 1916 e il 1919, anni in cui Hurd collaborò con gli studi Bray di John Randolph Bray e perfezionò la tecnica del rodovetro, ideata da lui stesso nel 1914 e destinata a rivoluzionare il processo di realizzazione dei cartoni animati negli anni seguenti. Dal 1920 al 1922 la serie venne prodotta dalla Paramount (che dal 1916 ne curava la distribuzione), prima di passare alla Earl Hurd Cartoons, fondata dallo stesso Hurd, dal 1923 al 1925.
Oggi, a distanza di un secolo dalla sua comparsa, Bobby Bumps rimane apprezzabile come opera di intrattenimento pur nella sua ingenuità e semplicità, ma interessa soprattutto sul piano tecnico-stilistico come momento esemplare di un processo di transizione dalle immagini statiche del fumetto a quelle dinamiche del cinema di animazione, di cui Hurd fu uno dei maggiori pionieri. Il proposito di animare in modo credibile e divertente i personaggi disegnati in modo da ottenere una pur rudimentale illusione di realtà comportava un costante lavoro di sperimentazione che si riflette in tutti i cartoni di Bobby Bumps, dove espedienti classici adoperati nel cinema dal vero (la divisione della storia in sequenze narrative ben individuate; il ricorso alle didascalie per verbalizzare le parole dei personaggi) si integrano con alcune soluzioni grafiche e visive tipiche dei comics (le nuvolette, o balloons; i trattini per evidenziare la direzione degli sguardi o l’espressività di un movimento; la presenza di immagini irrealistiche di tipo metaforico).
Bobby Bumps Starts for School (1917)
Propria dello stile di Hurd è anche una minuziosa cura per la composizione delle inquadrature, strutturate in alcuni casi secondo una duplicità di livelli in modo da coinvolgere sulla stessa scena il primo piano e lo sfondo. Un’ulteriore modalità innovativa sperimentata talvolta in Bobby Bumps è il gioco metanarrativo originato dalla compresenza di immagini dal vero e di disegni animati, che tipicamente mette in relazione la figura reale del disegnatore e dei suoi strumenti di lavoro con la creatura di fantasia che prende corpo sotto la sua penna, dando vita a gag molto simili a quelle rappresentate negli stessi anni dai fratelli Fleischer nella serie Out of the Inkwell (1918-1929).
Il rapporto tra Hurd e la sua opera, del resto, non era semplicemente di tipo artistico ma coinvolgeva in modo peculiare la biografia dell’autore, il quale rivelò – come dimostrano un trafiletto del The Sun (New York, 2/12/1917) e un articolo pubblicato su Film Fun nel dicembre 1917 – che il principale modello di Bobby Bumps altri non era che suo figlio Earl Jr., nato nel 1910.
Il rapporto tra Hurd e la sua opera, del resto, non era semplicemente di tipo artistico ma coinvolgeva in modo peculiare la biografia dell’autore, il quale rivelò – come dimostrano un trafiletto del The Sun (New York, 2/12/1917) e un articolo pubblicato su Film Fun nel dicembre 1917 – che il principale modello di Bobby Bumps altri non era che suo figlio Earl Jr., nato nel 1910.
Bobby Bumps at the Circus (1916); Bobby Bumps Fourth (1917);
Bobby Bumps Puts a Beanery on the Bum (1918).
Bobby Bumps Puts a Beanery on the Bum (1918).
How Bobby Bumps Came to Be (Film Fun, dicembre 1917) |
[Una dozzina di cortometraggi di Bobby Bumps sono disponibili per la visione online su youtube.com e su archive.org. Molti cortometraggi sono acquistabili in dvd sul sito cartoonsonfilm.com.]
Links:
http://brayanimation.weebly.com/bobby-bumps.html
http://strippersguide.blogspot.it/2011/08/ink-slinger-profiles-earl-hurd.html