Per quanto ciò possa apparire paradossale, soprattutto all’interno di un sistema letterario dove in genere le riviste online tendono ad assolvere il ruolo di “palestre” di formazione per futuri esordienti (e le forme brevi, salvo rare eccezioni, a essere concepite come tappe di un percorso verso il romanzo), non credo sia esagerato affermare che la scrittura di Fingerle sia nata sostanzialmente matura, ovvero che già il suo primissimo racconto, vincitore del Premio Zeno nel 2017, presentasse in modo evidente e compiuto le sue principali caratteristiche distintive.
Le galline del signor Razzoli nasce anzitutto da un’ispirazione ludica, fondata sull’idea di trasformare in narrazione un’espressione figurata intesa in senso letterale: «Si dice che il signor Razzoli vada a letto con le galline. Mi sono sempre chiesto come faccia, ma non ho mai avuto il coraggio di chiederglielo. Però vorrei tanto saperlo, così decido di andare a trovarlo». Altrettanto ironico e straniante è l’innesco del suo secondo racconto pubblicato, La voglia di vedermi: «Anastasia muore dalla voglia di vedermi. Me la immagino, agonizzante, un po’ mi dispiace, un po’ mi fa anche piacere però». In La ragazza con i piedi per terra, notevole per il piglio nonsense e lo stravagante ribaltamento del punto di vista, ascoltiamo invece le lamentele di una ragazza dal lunghissimo collo che arriva fino in cielo, determinata a risolvere il problema di avere sempre la testa fra le nuvole e i piedi incollati al suolo (un po’ come la Alice di Lewis Carroll quando si ingigantisce). E proprio come in un’invenzione carrolliana, tra l’altro, il gioco letterario è anche linguistico-enigmistico, perché ogni frase inizia rigorosamente con le ultime due lettere della frase che la precede.
Resto a fissare le nuvole mentre i piedi, per terra, rimangono ben saldi. Dico agli uccelli che a me non piace volare. Resta giù, allora. Ragazzi, che noia vivere così. Si sta male, potessi almeno scindere, staccare la testa e lasciarla qui, perché no? Non lo sopporto più, questo dolore al collo. Lo sento allungarsi e allungarsi e fa tanto tanto male. Lecco un po’ di cielo e non sa di niente. Te pareva! Vado in giro e sbatto contro un aereo, mi faccio un male allucinante. Temo seriamente di avere un trauma cranico e poi boh, ora sembrerò un mostro. Robe da matti. Ti puoi spostare? chiedo all’airone che non ha nessuna intenzione di spostarsi.