Succede tutto nel giro di pochi minuti. L’entrata in classe, il libro estratto dal mio zaino, i banchi spostati, l’invito a fare un semicerchio al centro dell’aula. Ora sono in quarta, e una bambina esclama di colpo che da molti anni non si erano più seduti per terra in quel modo, forse addirittura dalla prima. C’è una bella tensione nella sua voce emozionata e nell’aria, mentre apro il libro e comincia a diffondersi il silenzio.
Come spesso accade per le esperienze scolastiche più significative, l’idea è nata da un’imprevedibile mescolanza di caso, intuizione e voglia di sperimentare. Venti minuti alla settimana dopo le lezioni mattutine della collega e appena prima di scendere a mensa, anzi quindici, contando il cambio dell’ora e la sosta ai bagni. Impossibile pensare di cominciare una nuova attività da interrompere così presto, ma ancora più assurdo rinunciare a trasformare un breve intervallo in un appuntamento, un piccolo extra ricavato fra le maglie dell’orario settimanale. Ma come fare in modo che un avanzo di tempo possa diventare un momento davvero straordinario, capace di suscitare negli alunni il senso dell’attesa?
Ho accantonato quasi subito l’idea di un ciclo di letture di fiabe e racconti brevi, perché gran parte delle storie avrebbero richiesto due o più incontri per essere lette integralmente, e altrettanti almeno per sviluppare una discussione adeguata. Ho pensato allora di proporre un albo illustrato da leggere insieme un po’ alla volta, e poiché mi piaceva immaginare che i nostri mercoledì, fino alla fine dell’anno, sarebbero stati le tappe di un lungo viaggio in territori ancora inesplorati, ho sentito che il libro giusto per dare il via all’esperimento era La conferenza degli uccelli di Peter Sís. Presentato nel 2011 come il suo primo volume per adulti, e nel 2013 pubblicato in italiano da Adelphi nella collana di letteratura per ragazzi “I cavoli a merenda”, il libro è la rivisitazione di un antico poema persiano scritto nel XII secolo da Farīd ad-Dīn ‘Attār, un classico della letteratura sufi che narra la storia di una moltitudine di uccelli, guidati dall’upupa, che per trovare una soluzione alla profonda crisi in cui versa il mondo si mettono alla ricerca di un leggendario re perduto, Simurg, la cui sapienza non conosce limiti.
Un viaggio iniziatico verso l’ignoto, dunque, fra mari, deserti e valli che di pagina in pagina, nelle splendide figure di Sís, assumono contorni sempre più enigmatici, allegorici e metafisici, e un invito al confronto col linguaggio della poesia e della mistica, mirabile anche nella traduzione di Livia Signorini per densità, potenza e carica evocativa. Al di là dell’enorme risonanza attuale di questioni come la crisi planetaria e la ricerca di risposte a problemi che riguardano il mondo intero, molto sentite dai bambini che riconoscono di far parte di una generazione destinata a farsi carico di profondi cambiamenti, credo che il fascino antico e misterioso di questo albo sia un’ottima garanzia di coinvolgimento anche per gli alunni meno avvezzi alla lettura, e di conseguenza possa rappresentare un viatico per futuri incontri letterari. Non a caso Sís ha scelto di avviare il racconto con una metamorfosi che ricalca uno dei più memorabili incipit della letteratura di ogni tempo: «Una bella mattina, al risveglio da un sogno agitato, il poeta Attar si accorse di essere un’upupa…» (e chissà che in futuro, leggendo la novella kafkiana, a qualche alunno non torni in mente un lontano giorno di scuola!).
Di sicuro c’è da rimanere impressionati dalla loro ricettività e dall’attenzione che riservano ai minimi dettagli. Sto mostrando una doppia pagina che raffigura tutti gli uccelli del mondo riuniti in congresso prima del viaggio, e a un certo punto un alunno vuole sapere se l’autore li ha disegnati davvero tutti, e se c’è anche l’aquila. «Ma sì, eccola lì» gli rispondono subito un paio di compagni, indicando da due o tre metri di distanza una minuscola aquila che io non avrei mai notato senza di loro. Allo stesso modo ogni pagina con le sue frasi e figure, anzi ciascuna parola, ciascun particolare offre lo spunto per una comprensione che passa attraverso il dialogo e l’ascolto reciproco, e che a ogni incontro, proprio grazie al confronto con la classe, arricchisce la mia stessa esperienza di lettura. Non sto solo presentando ai miei alunni un albo che conosco già, sto soprattutto leggendo assieme a loro un libro nella consapevolezza di poterlo conoscere ancora più a fondo, come tutto ciò che ci circonda, alla ricerca di nuove risposte alle sue e alle nostre domande.
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