19/03/24
Imparare a sognare
«Sono nato in una casa in cui viveva un poeta. Era mio padre. I miei amici d’infanzia mi dicevano: tuo padre è strano! Lui piaceva a tutti, era facile amare una persona così semplice, così gentile, così attenta agli altri. Ma lo trovavano “strano”. Per la verità, lo pensavo anch’io. Perché perdeva un tempo infinito a guardare gli uccelli bianchi che sorvolavano il fiume Chiveve. Ed era capace di incantarsi davanti a una pietra, a un seme, a un verso. Mio padre portava a casa libri e dischi come un contrabbandiere trasporta le merci più preziose. Mio padre era uno speleologo di bellezze in un mondo occupato da questioni di tempo e di denaro.
Quando ero alle elementari, andavo a trovarlo ai magazzini delle Ferrovie, dove lavorava. L’idea era che mi controllasse i compiti. Ma mio padre aveva altre priorità. Voleva uscire da quel posto grigio e portarmi lungo i binari della ferrovia a cercare pietruzze dorate che cadevano dai treni. Intorno a noi, tutto reclamava altre urgenze, altre serietà. In quel momento, però, niente era più serio e urgente che trovare bellezza in mezzo alla polvere del terreno. Nessun compito scolastico poteva insegnarmi ciò che mio padre mi rivelava: la possibilità di restare meravigliato davanti a piccole inutilità. Parafrasando un poeta brasiliano: i piccoli inutensili.
Era vero, mio padre era un uomo “strano”. Ma io ringrazio questa stranezza. Perché con lui abbiamo imparato a prestare attenzione a cose che sembrano non aver valore. Ci insegnava la sensibilità, una lezione altrettanto importante delle nozioni che andavamo a studiare a scuola. Mio padre mi ha indicato un altro sapere, un altro piacere: la ricerca dell’intimità degli esseri e delle cose. Una pietra, vista in questo modo, non è più una semplice cosa. Prende vita, acquista fascino. E si guadagna una storia per il solo fatto che l’abbiamo cercata. La cosa più triste e più orfana in questo nostro mondo è quella che non ha storia.
In casa nostra non viveva soltanto un poeta. Viveva la poesia. E la poesia è un altro modo per designare la Vita.»
[Mia Couto, “Imparare a sognare”, in Id., L’universo in un granello di sabbia, Sellerio 2021, pp. 200-1.]
[immagine: fotogramma tratto dal film Lo spirito dell’alveare (1973), di Victor Erice]