24/06/24

Il viaggio del bambino-scorpione


È di un bambino la domanda che rilancio ai miei nuovi alunni, in entrambe le quinte che mi accolgono quest’anno, per cominciare a conoscerci dalle cose che più ci stanno a cuore: «Qual è il tuo animale preferito?». Invito i bambini a rifletterci bene, e prima di far partire il giro ci aggiungo una coda, piccola ma essenziale: «E perché?».

A grande richiesta riprendiamo l’argomento animali, rimasto in sospeso dall’anno scorso. Per ripassare le classificazioni gli alunni mi cantano la canzoncina sugli invertebrati che hanno imparato a memoria grazie alla collega che mi ha preceduto, mentre parlando dell’Albero della Vita, che dal dominio-radice degli eucarioti arriva fino alle foglie-specie, ci divertiamo a immaginare una gigantesca scuola di vertebrati, le cui classi sono mammiferi, uccelli, rettili, anfibi e pesci. Ma le classi della nostra scuola, che ospita alunni di varie etnie e culture, sono anche mondi dove elefanti, cigni, serpenti, rane e cavallucci marini convivono ogni giorno, e per di più possono sperimentare improvvise metamorfosi: «Maestro, ieri avevo detto il leone, ma oggi è la balena!».

Sono felice che al nostro dialogo sugli animali preferiti partecipi anche il bambino-scorpione, che spesso è impegnato con esami e interventi in ospedale, e quasi tutti i giorni torna a casa prima di pranzo per la stanchezza. Nomina orgoglioso il suo segno zodiacale, che gli vale l’accoppiata col leone sulle slide in cui abbino tutti i nostri animali, e poi parla di una fotografia che lo zio gli ha scattato tempo prima, nella quale tiene uno scorpione sul palmo della mano. Indossa una felpa col cappuccio piena di balene, e in testa una bandana di stelle che mi ha subito colpito per la sua bellezza, quando l’ho incontrato in corridoio il primo giorno di scuola. Quando cominceremo a studiare l’astronomia, saranno proprio le costellazioni degli animali il ponte che ci guiderà dall’Albero della Vita ai misteri dell’universo.

Intanto il bambino-capodoglio dedica al bambino-procione l’immagine di un verme gigante, mostrandola alla classe da un grosso volume sugli anfibi. La bambina-cerbiatto racconta che di mattina presto, d’estate, il giardino della sua casa al mare è attraversato dai cerbiatti, e ci coinvolge nella magia del loro passaggio silenzioso. La bambina-cavallo scrive del nonno che gliene ha regalato uno quando aveva appena un anno: ora che il nonno è morto, tutte le volte che vede un cavallo pensa a lui. Le fa eco nell’altra classe il bambino-panda, che con la voce assorta, dal fondo dell’aula, parla di un gattone bianco arrivato nel suo giardino subito dopo la scomparsa del nonno.


Parliamo di domesticazione, dell’incontro fra l’uomo e l’animale che col tempo può innescare un processo evolutivo. La nostra prima lettura dell’anno, dal libro E l’uomo incontrò il cane di Konrad Lorenz, ci riporta nella preistoria e racconta di una bambina che per la prima volta ha voluto allevare un cucciolo di sciacallo, rendendo possibile la sua convivenza con gli uomini. Alle parole dello scienziato facciamo poi seguire quelle di un poeta come Antoine de Saint-Exupéry, che nel capitolo più celebre del Piccolo principe, con l’apparizione della volpe, ci invita a considerare più a fondo il significato dei legami che possiamo intrecciare con altri esseri viventi. Riflettiamo sui segreti che la volpe confida al piccolo principe prima di salutarlo, triste ma piena di gratitudine per la preziosa amicizia che hanno condiviso.

«Addio», disse la volpe. «Ecco il mio segreto. È molto semplice: non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi.»

Dopo alcune settimane lontano da scuola, dopo un’operazione e un ricovero d’urgenza, il bambino-scorpione ci lascia una mattina di sole, una settimana esatta dopo il suo compleanno, il giorno in cui, secondo la tradizione popolare, la barriera fra il mondo dei vivi e quello dei morti si assottiglia fino a diventare un passaggio. La stessa mattina cade un albero nel cortile della scuola, una coincidenza che mi fa pensare alla silenziosa scomparsa del piccolo principe: «Cadde dolcemente, come cade un albero».

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