23/12/24

I fili della notte (racconto)


Ho letto in classe questo racconto per introdurre il Xmas Project di quest’anno, un progetto di solidarietà dedicato al tema della tessitura e dei legami, che contribuirà a finanziare la fondazione di una sartoria in Uganda. Il racconto si può leggere assieme a molti altri contributi sul libro solidale stampato per l’occasione, che raccoglie anche tutti i lavori delle classi che hanno partecipato all’iniziativa.

I fili della notte

Quando scendeva il buio, la mamma accendeva una candela e continuava a tessere per tutta la notte. Tesseva e raccontava le storie della foresta, a bassa voce, come quando diceva le preghiere, per non svegliare i miei fratellini, che erano già nel mondo dei sogni.

Io arrivavo sempre per ultimo, e dopo aver ascoltato le storie che le mie labbra sussurravano ormai a memoria, osservando le mani che guidavano i fili sul telaio, chiedevo se mio padre era ancora lontano a pescare, e quando sarebbe tornato a casa. Allora la mamma faceva un sorriso triste e non smetteva di tessere, un sorriso di quelli che attirano il silenzio come una falena alla fiamma. E poiché quel silenzio mi spaventava, domandavo un’ultima storia, però una storia del mare. Allora la mamma continuava a raccontare mentre tesseva, tesseva e raccontava, e a poco a poco anche il silenzio si riempiva di voci colorate, intrecciate come radici, che erano la trama dei sogni.

***

Papà mi aveva portato con sé sulla sua barca, in alto mare, nel cuore della notte. Era la prima volta che mi faceva questo regalo, e io ero contento di stare da solo con lui, anche se sulle palpebre sentivo le dita appiccicose del mago del sonno, e nella pancia un groviglio di domande. Non era forse partito insieme agli altri pescatori per cacciare un mostro che si nascondeva nelle profondità del mare? E allora perché la sua barca era così piccola, e dov’erano tutti i suoi amici?

Sotto la falce della luna il mare era calmo e silenzioso. Volevo farmi raccontare la caccia al mostro, e già immaginavo un’immensa rete rigonfia sotto la barca, con nodi grossi come le mani di papà, e dentro la rete quel gigante intrappolato che si contorceva, ma tutto ciò che dissi fu: «Si sta bene qui da soli».

Mio padre annuì e indicò il cielo. Miriadi di stelle brillavano sopra di noi, ma le più luminose formavano una lunga striscia sinuosa che era il corpo del mostro, il serpente gigante. A bocca aperta osservai il serpente nuotare nel cielo, arrotolarsi e disegnare un cerchio di luce attorno alla luna.

Quando il mago del sonno mi chiudeva gli occhi e io li riaprivo, ora il serpente non c’era più, ora tornava a mostrarsi in tutta la sua spaventosa bellezza. Mi strinsi più forte a papà, e mentre vidi la bocca del serpente mordere la coda sentii la sua voce.

Parlava piano, calmo come le onde del mare. Raccontava che in cielo, fra le stelle, ci sono cose più grandi di qualsiasi parola e di qualsiasi pensiero, come quel serpente infinito. Le stelle sono lontane anni luce, irraggiungibili, ma tanti fili invisibili le uniscono l’una all’altra, così anche noi, piccoli come bambini nella notte, possiamo osservare ciò che i nostri occhi non possono vedere. E i legami di questi fili uniscono ogni cosa, non solo le stelle, in un tessuto invisibile che i saggi chiamano “destino”. Cosa voleva dire mio padre? Io ero ancora un bambino, e non riuscivo a capire fino in fondo le sue parole, ma ricordo che chiusi gli occhi e sorrisi, perché ora anch’io mi sentivo calmo come il mare.

***

Sono passati molti anni da allora, ma anche adesso che ho attraversato il mare e vivo in città non ho dimenticato le voci della foresta e del cielo. Ricordo mia madre che tesseva e raccontava, raccontava e tesseva, e ricordo mio padre che in silenzio mi indicava le stelle.

Ora i fili colorati di quei tessuti sono diventati i miei disegni, e i fili invisibili le mie storie. A volte li porto a scuola, spengo la luce e osservo i miei alunni. Allora, mentre ascolto la mia voce tessere il silenzio, rivedo negli sguardi di quei bambini gli occhi di madre foresta e di padre cielo.