01/03/24

La cecità della macchina (e della bomba)


«Il crescente affidamento che la nostra società fa sui computer, che erano inizialmente destinati ad “aiutare” la gente a fare analisi e a prendere decisioni, ma che da ormai molto tempo hanno da un lato superato la comprensione di chi li usa, diventando d’altro canto indispensabili, è un fenomeno molto grave. […]

15/02/24

Hannah Arendt. La custodia della novità


«In fondo noi educhiamo sempre i nostri figli in vista di un mondo che è già, o sta per diventare, fuori sesto. È la condizione umana: il mondo è creato da mani mortali che lo destinano a esser dimora di mortali per un tempo limitato. Il mondo si logora perché è opera di mortali; e rischia di diventare mortale come loro, perché i suoi abitanti si avvicendano senza sosta. Per proteggere il mondo dalla natura mortale di chi lo crea e lo abita, occorre rimetterlo in sesto sempre daccapo. Il problema è educare in modo che il “rimetterlo in sesto” resti di fatto possibile, seppure non possa mai essere garantito.

22/01/24

Hayao Miyazaki. La ferita dell’airone


Un ricordo indelebile dell’infanzia di Miyazaki risale al 19 luglio 1945, quando i bombardamenti raggiunsero la città di Utsunomiya, dove l’anno precedente la sua famiglia si era trasferita da Tokyo in una grande tenuta di campagna vicina all’azienda del padre e dello zio, specializzata nella costruzione di componenti per aerei da guerra. Il regista, che allora era un bambino di quattro anni e mezzo, ricorda il cielo infuocato nel cuore della notte, il piccolo camion aziendale dello zio, sul quale salì assieme ai genitori e al fratello maggiore Arata, le strade circondate dalle fiamme, e infine l’arrivo di un gruppo di persone in cerca di riparo.
«Non ricordo benissimo questo episodio, ma sono certo di avere sentito la voce di una donna che diceva: “Per favore, fateci salire”. Non so se sia un ricordo mio o se l’ho sentito dai miei genitori ma ho come l’impressione di averlo visto. Era una donna con una bambina, qualcuno del quartiere che correva verso di noi dicendo: “Per favore, fateci salire!” Ma il veicolo proseguì. E quella voce si è insediata nella mia testa, come è tipico degli eventi traumatici.» (Susan Napier, MondoMiyazaki, Dynit 2020, p. 31)

15/01/24

I fiori di ciliegio e la guerra


«Ricordo ancora il mio primo libro di testo della scuola elementare. Era la primavera del 1934. Lo aprii con grande emozione: al suo interno era disegnata una bellissima scena primaverile, con degli alberi di ciliegio in fiore.»

«Ricordo che la nostra maestra scrisse le parole “Sono sbocciati, sono sbocciati” a caratteri cubitali sulla lavagna. La signorina Tejima era alta e snella. Immagino che molte persone conservano anche da adulti un ricordo nitido dei loro insegnanti della scuola elementare. Anch’io ho ben impressa nella memoria l’immagine della signorina Tejima: il colore dei suoi vestiti, la sua acconciatura e persino i gesti che era solita fare.»

07/10/23

La scuola di un poeta


«Il nostro paese non mancava affatto di scuole quando bastava un pezzo di gesso ed il nudo pavimento per insegnare a scrivere ai ragazzi; oggi ci sono montagne di lavagne e di matite ma poche scuole. Questa tendenza a preoccuparsi dei fatti non essenziali più che di quelli essenziali, la si può vedere ora in ogni aspetto della nostra vita. I nostri antenati si preoccupavano ben poco delle formalità sociali, e molto invece dei doveri sociali, noi invece facciamo il contrario. Essi consideravano il mobilio parte della ricchezza, non della civiltà. I custodi della civiltà a quei tempi avevano ben pochi mobili nelle loro case, e davano la felicità al paese rendendo la povertà rispettabile. Se potessimo, mentre siamo giovani, apprezzare a fondo l’ideale della vita semplice, potremmo se non altro arricchirci di alcune capacità: la capacità di sedere a terra, di indossare vestiti poveri, di mangiare cibo semplice e di ottenere i migliori risultati possibili col minimo sforzo possibile. Non sono capacità di poco conto, e ci vuole non poco sforzo per acquistarle.